Sta per concludersi l’undicesima settimana di pandemia e grazie agli osservatori italiani realizzati proprio in occasione del lockdown, abbiamo cercato di capire quali sono gli umori del Paese. Preoccupati ed incerti sono gli aggettivi che forse meglio rappresentano il sentiment diffuso.
La paura per la malattia – Pochi giorni dopo aver varcato la soglia della fase 2, gli italiani sentono ancora la possibilità di contagio molto presente. Secondo i dati diffusi da Ipsos in occasione dell’undicesimo aggiornamento del loro osservatorio “L’Italia ai tempi del Coronavirus” (14-19 maggio), il 28% degli intervistati è convinto che ci si trovi ancora all’apice dell’emergenza. A questi si aggiunge un 20% che ipotizza che il picco debba ancora arrivare e solo il 31% è convinto che il peggio sia passato, un dato in calo solo dell’1% rispetto alla precedente rilevazione. Le riaperture che stanno caratterizzando la fase 2 in sostanza spaventano i cittadini. Uno su tre (39%) è convinto che il Coronavisurs sia una minaccia per sé. Ma il dato sale al 76% se si parla del Paese e al 79% se si ragiona del mondo. Il contagio spaventa ancora gli italiani più della perdita del lavoro, se ne preoccupano rispettivamente il 59% dei cittadini contro il 30%. E anche se un italiano su due (54%) è convinto che ci sia la necessità di riaprire le attività il più presto possibile, mentre un 27% è convinto che sarebbe meglio proseguire con il lockdown (e il dato cresce del 3% rispetto all’ultima rilevazione). Alla base della paura c’è forse la diffidenza nei confronti degli altri. Il 54% degli intervistati è convinto che ci siano troppe violazioni delle regole e solo il 35% riconosce agli italiani in pandemia un grande senso civico. Quest’ultimo dato è poi in calo del 5% a testimoniare che le riaperture della fase 2 hanno forse rialzato un po’ di tensione. Il tutto in un contesto in cui il giudizio sulle azioni della pubblica amministrazione rimane positivo. Un italiano su due in media giudica appropriate le misure prese da governo, regioni e comuni.
Il timore per il futuro – Non è solo il contagio che preoccupa gli italiani. Lavoro ed economia sono ai primi posti dei pensieri raccontati dai cittadini. Stando ai dati dell’Osservatorio Lockdown di Nomisma e Crif (campione 1000 responsabili degli acquisti delle famiglie compresi tra i 18 e i 65 anni), il 31% dichiara che la propria situazione economica continua a peggiorare rispetto ai primi mesi dell’anno. Denuncia lo stesso peggioramento il 17% degli intervistati quando si parla di situazione lavorativa e a pagare il prezzo più alto sono gli Old millennials (32-39 anni) che dichiarano un peggioramento della situazione occupazionale in un caso su 5.
Un’altalena di umori – Certo il lockdown ha provato gli animi dei cittadini, e non poco, almeno stando ai dati forniti da Nomisma. Secondo l’ultima diffusione, il 13% degli italiani ammette di avere ancora un pessimo umore, un dato che cresce per gli Old millennials (32-39 anni) che lo ammettono nel 17% dei casi. Certo un 36% dichiara che con la fase 2 gli stati d’animo sono un po’ migliorati e il 30% ha spiegato che per tutto il periodo è riuscito a mantenere una qualche serenità, anche se la parola felicità è scelta solo dal 18% degli intervistati.
Il cibo, un’eccezione (ma non alla portata di tutti) – In questa quarantena il vero bene di conforto sembra essere stato il cibo. Il 23% ha dichiarato a Nomisma che la spesa per l’acquisto dei prodotti alimentari è cresciuta. A fronte di quel 38% che per esempio ha ridotto la spesa per abiti e calzature, o a quel 30% che ha rinunciato del tutto a spese di arredamento. Va detto che la crisi economica seguita al lockdown ha però creato anche problemi per alcune famiglie perfino per portare il cibo in tavola e il 40% degli intervistati da Nomisma ha dichiarato che ha ridimensionato la spesa alimentare per via delle difficolltà economiche.
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