Un popolo bifronte

Soddisfatti del proprio lavoro ma scettici sul futuro economico del Paese, gli italiani rispondono alla crisi con comportamenti un po' confusi. Attenti al volontariato e alle donazioni, trasgrediamo però alle piccole leggi e certo non siamo i più ligi in Ue nel pagamento delle tasse

Lo avevamo già raccontato nel Rapporto Coop, gli italiani sono un popolo pieno di contraddizioni. Generosi quando si tratta di donare soldi per i terremotati, facciamo spesso i “portoghesi” sui mezzi pubblici. In prima linea nel volontariato ma ultimi a spegnere il cellulare durante il decollo di un aereo.

Un dualismo che si riflette su molti aspetti della vita italiana. Secondo un’indagine svolta da Eurobarometro nell’ autunno del 2017, il 49% degli italiani è convinto che gli effetti peggiori della crisi economica sul mercato del lavoro sono superati. Una buona maggioranza se si calcola che la media Ue è del 48%. Un convincimento in linea con il fatto che quasi un italiano su tre (31%) crede che la situazione lavorativa in Italia migliorerà , un aumento rispetto a quel 29% che aveva risposto alla stessa domanda durante la primavera del 2017. Eppure, disoccupazione, immigrazione ed economia del Paese rimangono tra le maggiori preoccupazioni degli italiani. Scelgono la prima il 42% degli intervistati, l’arrivo di migranti in Italia il 33% e la condizione economica il 22%. Il terrorismo preoccupa solo il 13% dei cittadini, meno delle tasse che raggiungono invece il 16%.

Certo gli italiani non promuovono a gonfie vele il contemporaneo. Interrogati su come giudicano la condizione del Paese, il 74% dà un parere negativo (sono più critici di noi soltanto spagnoli, ungheresi e greci). Sul lavoro ce la caviamo meglio con soltanto 31 italiani su 100 che non assegnano la sufficienza a questo ambito (comunque abbastanza vicino alla media Ue che è al 21% e lontana da paesi come l’Ungheria in cui i pessimisti raggiungono il 47%), eppure il 54% degli italiani si dice soddisfatto della propria condizione professionale. E anche se il 51% crede che la globalizzazione possa facilitare la crescita economica, solo il 32% crede che la propria vita migliorerà nei prossimi 12 mesi, mentre più di un italiano su due pensa che rimarrà esattamente come è.