Quanto contribuiscono realmente i padri al lavoro familiare? Il loro impegno è aumentato negli ultimi anni, anche se rimane ancora molta distanza rispetto a quello delle mamme

I papà più giovani d’Italia vivono tutti al sud. Le città in cui gli italiani divengono padri a 34 anni, che è l’età media minore che si riscontra nei dati Istat, sono  Crotone, Napoli, Foggia, Catania e Siracusa. Per il resto, i papà d’Italia hanno all’ incirca tutti la stessa età che varia tra i 35 e i 36 anni. Un invecchiamento di circa un paio di anni rispetto al 2011.

Più “saggi” e anche più attivi in casa. Stando sempre ai dati Istat il numero delle ore che un padre impegna nel lavoro familiare è cresciuto nell’ultimo decennio. Nel biennio 2002-2003, un uomo spendeva in famiglia un’ora e 37 minuti del proprio tempo, a fronte della donna che dedicava a questa attività cinque ore e 44 minuti. Tra il 2013 e il 2014 invece, i papà hanno iniziato a trascorrere più tempo tra le mura domestiche, arrivando a un’ora e 50 minuti. L’impegno della madre invece è andato diminuendo, seppur è rimasto sempre molto alto, con cinque ore e 13 minuti dedicate ogni giorno al lavoro familiare. In totale, in un anno, gli uomini dedicano all’attività in casa quasi 80 ore in più del passato e le donne quasi 190 ore in meno.

Tempo medio quotidiano dedicato al lavoro familiare (Coppie 25-64anni, ore:minuti)

Rank Genere 2002-2003 2008-2009 2013-2014 Var.
0,0 Uomini 1:37 1:38 1:50 +00:13
2,0 Donne 5:44 5:21 5:13 -00:31
3,0 Totale 3:42 3:30 3:33 -00.09

Un figlio costa come un’auto di lusso o come lo stipendio di quattro anni di lavoro. Nell’ultimo Rapporto Coop  vi avevamo raccontato quanto le nuove generazioni gravino sul bilancio familiare. Un ragazzo costa al proprio nucleo circa 370 euro al mese (qui il nostro articolo sul costo della genitorialità). Se è al di sotto dei cinque anni, ci si può fermare a una spesa di circa 4 mila euro l’anno, se invece si va verso la maggiore età, la spesa lievita fino a 6 mila euro. Intorno alla fase dell’adolescenza infatti, crescono i consumi in alimentazione, così come quelli dell’abbigliamento, dell’ istruzione e dello svago.

Secondo quanto avevamo stimato nel Rapporto, la spesa si aggira intorno agli 80 mila euro fino alla maggiore età. Ma negli ultimi decenni il momento di abbandono del tetto familiare da parte delle nuove generazioni si è allungato nel tempo (qui il nostro articolo sui Millennials). Proprio per questo anche il costo del mantenimento di un figlio è andato dilatandosi, arrivando anche a 105 mila euro.

Un costo che oltretutto si differenzia a seconda della zona in cui si vive. Stando alle elaborazioni infatti, l’Italia è di nuovo divisa tra Nord e Sud. Nelle regioni settentrionali crescere i propri eredi può arrivare a costare 120 mila euro, mentre in quelle meridionali, il valore minimo si può anche aggirare intorno ai 70 mila euro.

Forse schiacciati dalla crisi economica, dalla mancanza di tempo per accudire le nuove generazioni o dall’assenza di servizi di sostegno e aiuto alla genitorialità (qui il nostro articolo sulle neomamme che non riescono a tornare a lavoro), la sostanza è che gli italiani fanno meno figli (qui il nostro articolo sul crollo della natalità). Proprio nel 2016 si era nuovamente registrato il minimo storico delle nascite. Il primo record era stato già registrato nel 2015 con 486 mila nati. Per il 2016, i nuovi italiani venuti al mondo sono stati ancora di meno, cioè 474 mila, il numero più basso di sempre.

 

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