Studiare rende

In occasione della giornata internazionale degli insegnati, abbiamo ragionato sullo stato di salute del sistema scolastico e universitario in Italia e ci siamo chiesti se conviene o no far studiare il proprio figlio e la risposta è che sì, conviene! E anche molto

All’incirca tra i 50 mila e i 130 mila euro. Tanto potrebbe costare a una famiglia l’intera istruzione di un figlio, dal ciclo di scuola primaria fino al conseguimento di un Master universitario. Nell’anteprima digitale del Rapporto Coop 2017, Ref ricerche ha elaborato dati provenienti da diverse fonti per riuscire a capire quanto costa un ciclo di istruzione in Italia. Si va dai 200 euro all’anno della scuola primaria (le vecchie elementari per capirci, dove i libri sono pagati dallo Stato), ai 1000 l’anno per la secondaria (le vecchie medie e superiori), fino ai 2400, 10 mila o 20 mila euro l’anno dell’Università, a seconda che si scelga una struttura pubblica o privata.

In Italia il numero dei giovani in possesso di un diploma di laurea sta costantemente aumentando. Nel 2010, i 30-34enni con un’istruzione universitaria erano quasi il 20%; erano il 24% circa nel 2014 e sono più di 1 su 4 al giorno d’oggi. Una crescita che però ci vede ancora tra gli ultimi in Europa in termini di percentuale di laureati: nel 2015 i ragazzi italiani con un’istruzione terziaria erano, secondo Eurostat, meno di due milioni, contro i quasi 3 milioni della Germania, i 2 milioni e mezzo della Francia e i quasi 2 milioni della Spagna. Oltretutto in Italia il 14% dei ragazzi non completa il ciclo di studi e 1 giovane su 4 è incluso nei Neet (Not (engaged) in Education, Employment or Training), in sostanza coloro che non studiano e non lavorano. Proprio il lavoro e la disoccupazione sono infatti le due paure più sentite degli italiani.

L’Italia è fanalino di coda in Ue anche per gli investimenti che ogni anno vengono impegnati per il mondo della scuola e dell’università. La spesa pubblica un istruzione in % del Pil è nel nostro Paese pari circa al 4%, contro il 5,5 della Francia e il 5,2 del Regno Unito. Certo tra coloro che spendono di meno siamo in buona compagnia, assieme al 4,1% della Spagna o il 4,3% della Germania. Ma siamo molto distanti per esempio dai paesi dell’Est. La Polonia investe nella formazione delle proprie giovani menti ogni anno il 5,3% del Pil, Repubblica Ceca e Ungheria il 5,2% e la Slovenia addirittura il 5,9%. Al netto di una ripresa economica che sta coinvolgendo un po’ tutta Europa.

Da uno studio di Ref Ricerche su dati Oecd oltretutto, emerge che far studiare il proprio figlio è un investimento di gran lunga più remunerativo di molte altre attività finanziarie. Il rendimento annuo di un diploma o di una laurea per tutto il ciclo dell’età lavorativa oscilla tra il 7 e il 9%, ben più di un titolo di Stato decennale che rende il 2% annuo. Il tutto a fronte di un investimento totale che può costare come una casa in una zona di provincia in Italia.