L’unica certezza matematica che davvero si ha è che nei 70 anni della Repubblica abbiamo progressivamente abbandonato le urne. L’astensionismo è triplicato sia alla Camera che al Senato e oggi un italiano su quattro (27.5% alla Camera e 24.9% al Senato) non vota o in qualche modo non esprime la propria preferenza.
Tra Camera e Senato c’è una differenza tra il 1948 e il 2013, mentre nella prima sono cresciute tutte le componenti del non voto, quindi sia l’astensionismo (chi proprio non si reca ai seggi) che le bianche o nulle, al Senato è cresciuto il fenomeno degli assenti, che ha soppiantato nel tempo chi votava scheda bianca o nulla. In sostanza col tempo gli over 25 (età richiesta dalla legge per votare il ramo più anziano del Parlamento) hanno preferito sempre di più non recarsi affatto a votare piuttosto che rendere nulla la propria scheda.
Le regioni del Sud sono quelle che manifestano maggiormente il proprio scetticismo e per esempio alla Camera, sia la Calabria che la Sicilia sono nel 1983 e poi nel 2013 le due regioni con il più alto tasso di astensionismo. Un fenomeno ben affermato anche nelle ultime votazioni quando si è attestato sopra il 35% in entrambe le regioni.
Se la maggioranza degli italiani latita dai seggi, c’è però ancora qualche baluardo di partecipazione democratica da manuale. In tutto il Paese, nel 2013, c’è stato un solo Comune dove hanno votato tutti i cittadini (affluenza quindi al 100%) ed è stato a Montescano, comune del pavese di circa 400 abitanti. La maglia nera dei diffidenti del voto invece, l’ha vinta Castelluccio Superiore, un comune di 800 abitanti in provincia di Potenza, dove hanno votato appena 20 cittadini su 100. Ci sono anche Comuni in cui sono le altre due componenti del non voto, schede bianche o nulle, a scomparire. Nel 2013, in 150 Comuni italiani gli elettori hanno fatto bene i compiti: zero schede bianche e in 20 Comuni invece si sono contate zero schede non valide.
Astensionismo Elezioni Camera 2013: Comuni Più e Meno Virtuosi (% su totale elettori)
Regione | Provincia | Comune | % Astensionismo |
---|---|---|---|
Lombardia | Pavia | MONTESCANO | 0,0 |
Piemonte | Torino | MONCENISIO | 67,0 |
Lazio | Roma | CAPRANICA PRENESTINA | 79,0 |
Trentino | Trento | TERRES | 91,0 |
Valle d'Aosta | Valle d'Aosta | VALGRISENCHE | 96,0 |
Piemonte | Vercelli | SALI VERCELLESE | 101,0 |
Trentino | Trento | BRIONE | 106,0 |
Emilia Romagna | Rimini | CORIANO | 108,0 |
Lombardia | Brescia | VISANO | 109,0 |
Trentino | Bolzano | CORTINA SULLA STRADA DEL VINO | 109,0 |
Regione | Provincia | Comune | % Astensionismo |
---|---|---|---|
Basilicata | Potenza | CASTELLUCCIO SUPERIORE | 793,0 |
Basilicata | Matera | CIRIGLIANO | 648,0 |
Calabria | Reggio Calabria | PLATI' | 626,0 |
Calabria | Reggio Calabria | SANT'EUFEMIA D'ASPROMONTE | 624,0 |
Piemonte | Cuneo | ELVA | 610,0 |
Piemonte | Torino | VIDRACCO | 600,0 |
Sardegna | Nuoro | ORUNE | 596,0 |
Sicilia | Agrigento | LAMPEDUSA E LINOSA | 595,0 |
Calabria | Cosenza | SCALA COELI | 589,0 |
Calabria | Cosenza | CAMPANA | 588,0 |
Per quanto riguarda la dimensione della città in cui si vota, l’affluenza sembra in parte condizionata dall’eccesso di misura (troppo grande o troppo piccola): nel 2013 l’astensione è stata infatti più alta in Comuni sotto i 1000 abitanti o oltre i 50 mila. E delle grandi città sono quelle del Sud che spesso galleggiano in vetta alle classifiche di astensionismo, bianche e non valide.
Negli anni l’astensionismo ha vissuto fasi alterne. Il successo del referendum sul divorzio del 1972 ha ridotto il numero di coloro che scelsero di non votare, l’impegno civile e le battaglie progressiste spingevano alla urne con più efficacia sia i sostenitori che gli oppositori (fenomeno la cui scia è arrivata anche alle elezioni del 1976). I successivi anni di piombo invece, per la prima volta nella storia della Repubblica, hanno allontanato sensibilmente gli elettori dal voto: proprio nel 1979 è stata la prima volta che l’astensionismo ha sfiorato il 10% e da quell’anno in poi salì sopra il 10% senza scendere mai più al di sotto della doppia cifra. Ma è dagli anni ’80 ad oggi che l’astensione ha subito la crescita più grande raddoppiando addirittura nel trentennio. Infatti sommando astensionismi e schede nulle, fino agli anni ’80, ci si aggira sempre intorno al 15%, ma dopo il 1992 e Mani Pulite, il totale del popolo del non voto ha sfondato il tetto del 20% per non scendere mai più e raggiungere in totale circa il 25% tra Camera e Senato.
Negli anni 2000 il passaggio dal proporzionale al maggioritario ha semplificato le azioni di voto e quindi sono diminuite sensibilmente le schede bianche e le nulle anche se il numero di chi non è andato a votare non è calato. Ѐ dalle elezioni del 2006 invece che sembra che le nuove generazioni disertino il voto con l’astensionismo della Camera che, per la prima volta nella storia della Repubblica, diviene più alto di quello del Senato.
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