In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, in calendario per il 25 novembre, osservando i numeri del fenomeno il quadro che ci viene restituito non è quello di un Paese che sta migliorando. Stando ai dati del Ministero degli Interni, purtroppo aggiornati al 2021, cresce il numero dei reati spia (omicidi, violenze sessuali, maltrattamenti, stalking). Nel 2018 ne venivano registrati poco più di 30 mila casi, ma erano giunti a oltre 36 mila nel 2021. Reati che colpiscono più le donne tra i 18 e i 34 anni, e poi quelle tra i 35 e i 49 anni, anche se, nella misurazione del fenomeno, la parte del sommerso, delle mancate denunce, di coloro che con il tempo si sono abituate purtroppo a vivere in contesti di violenza, potrebbe aumentare al crescere dell’età.
Il silenzio rimane il peggior alleato degli uomini violenti. Denunciare infatti una violazione subita è un percorso complesso che richiede un’insieme di strumenti e anche dei sostegni che non sempre le donne riescono a rintracciare. Uno di questi è il 1522, il numero antiviolenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Pronto a rispondere 24/7, ogni anno raccoglie decine di migliaia di richieste di aiuto. Nel 2023, da gennaio a settembre, il 1522 ha accolto le chiamate di oltre 9 mila vittime (9029) tra le quasi 30 mila telefonate ricevute (29824). Il 94% erano donne, delle quali quasi una su due (47%) compresa tra i 31 e i 50 anni. certo non solo il matrimonio è luogo di violenza già che a fronte di un 37% di vittime coniugate, il 48% era nubile o celibe.
E neanche l’indipendenza economica o comunque la possibilità di una stipendio è garanzia di essere salve da certe dinamiche dato che il 48% delle persone assistite dal 1522 ha dichiarato di essere occupata, il 23% disoccupata o inoccupata e solo il 7% casalinga. Il 41% delle telefonate inoltre proveniva da persone di nazionalità italiana e il 59 da straniere.
Varie poi le motivazioni che spingono alla chiamata con una predominanza di violenza fisica, psicologica e stalking.
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