Veloci, sempre a portata di mano e ormai quasi a costo zero, in Italia si diffondono sempre di più i pagamenti on line. E dall’abbigliamento all’arredamento per la casa, ora la moda sta per contagiare anche il regalo di Natale

Pronti per i regali? Quello del  19 e 20 novembre potrebbe essere il primo weekend dedicato all’acquisto dei pacchi da mettere sotto l’albero. Certo, siamo un po’ in anticipo, ma le vetrine iniziano a riempirsi di sfere colorate, pini addobbati e renne immobili, mentre già si trovano le prime offerte di panettoni, torroni e pandori. Un tutto che contribuisce ad insinuare nella mente di ogni italiano la classica domanda di questi mesi: “Cosa regalo a mia moglie? A mia madre? O a mio nipote?”. Ma c’è una novità rispetto ai Natali della tradizione.

Oggi, sempre più spesso, non scendiamo nel negozio sotto casa per fare acquisti, ma cerchiamo un modo per comprare il regalo direttamente on line

Come dimostra il Google Trends che italiani.coop ha elaborato in occasione dell’inizio dello shopping natalizio, uno dei colossi delle vendite on line, Amazon, negli ultimi 5 anni ha registrato un costante picco nelle ricerche, proprio a partire dalla seconda metà di novembre. E questo in tutto il mondo. Un’ascesa che ovviamente culmina a ridosso del 24 e 25 dicembre, anche se non si esaurisce con la notte cara ai cattolici, ma si allunga fino a Capodanno. Perché c’è sempre qualche regalo che abbiamo dimenticato. Un andamento che si riscontra in parte anche nelle ricerche fatte con “Pay Pal” e con le parole “acquisti on line”, quest’ultima analisi ovviamente in Italia.

E in effetti, Natale a parte, come dimostrato nel Rapporto Coop 2016, la moneta virtuale sta sempre di più appassionando gli italiani. Nel giro degli ultimi decenni, siamo passati dall’uso del solo contante, a quello delle carte di credito e oggi al pagamento attraverso lo smartphone.

Stando ai dati di una delle aziende leader nel mondo per le transazioni virtuali, la Worldpay, un consumatore italiano su cinque è già disposto a pagare attraverso un cellulare, la stessa percentuale registrata in Usa

Addirittura si stima che nel 2019, gli italiani che utilizzeranno un portafoglio virtuale saranno tra i 6 e i 10 milioni, più di un sesto della popolazione totale. Stando all’Osservatorio Mobile Payment del Politecnico di Milano, considerando esclusivamente i contenuti digitali, biglietti dell’autobus o del parcheggio, i pagamenti via smartphone hanno raggiunto nell’ultimo anno, un valore prossimo ai 2,8 miliardi di euro, con una crescita del 50% rispetto al periodo precedente.

La moneta si smaterializza sempre di più. Ne è un esempio la diffusione del Bitcoin. Come segnalato nel Rapporto Coop 2016, secondo le stime più attendibili, il giro d’affari intorno a questa moneta virtuale, ammonterebbe e svariate centinaia di milioni di euro.

 

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Non mancano poi quelle che potremmo chiamare delle “piccole autonomie”, che in termini specifici vengono definite “valute complementari”. Si tratta di piccole comunità in cui gli utenti aderiscono in modo volontario al sistema monetario virtuale, per avere dei piccoli benefici.

In Italia, una delle esperienze più significative è quella del Sardex, che nel 2015 ha accumulato un volume di scambi di 100 milioni di euro tra 3 mila imprese sarde

In sostanza, all’interno del network le aziende associate acquistano beni e servizi senza ricorrere alla moneta tradizionale, ma pagando con nuove vendite, una sorta di baratto, per avere così più liquidità in azienda, meno costi di finanziamento e ottenendo un sostegno ai consumi. In Italia esistono anche per esempio il BexB e il Scec mentre, a livello mondiale, sono state già censite circa 5 mila realtà di questo tipo.

Insomma, il portafoglio degli italiani sta divenendo sempre meno di carta e sempre più fatto di bit.  Certo non mancano le polemiche. Come raccontato anche nel Rapporto Coop 2016, la Banca d’Italia ha di recente sottolineato che le valute virtuali sfuggono all’intermediazione del sistema finanziario e garantiscono un parziale anonimato sia a coloro che operano in rete, sia ai beneficiari della transazione. Il rischio è dunque di divenire immateriali in tutto, nella moneta così come nell’identità.

 

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