Entro il 15 settembre inizia in tutte le regioni il nuovo anno scolastico. E insieme ai ragazzi italiani arriveranno tra i banchi anche gli studenti con cittadinanza estera. Ma attenzione perché molti di loro potrebbero non essere "stranieri" nel senso più diffuso del termine: il 30 per cento di loro infatti è nato in Italia

Si torna tra i banchi di scuola e anche quest’anno rischia di esplodere la polemica intorno a classi composte solamente da ragazzi stranieri. Ma quanti sono in realtà gli alunni senza cittadinanza italiana, che studieranno nel Paese per il prossimo anno?  Uno studio dell’Istat pubblicato nel 2016, certifica che il 21,6 per cento della popolazione straniera residente sul territorio è composto da minori di 18 anni. Se il calcolo viene allargato a tutti gli under 18 (includendo quindi anche gli italiani stessi), il dato scende e si scopre che soltanto un minore su 10 è straniero.

In effetti una parte di studenti che noi definiamo stranieri,  in realtà è nata in Italia. Per la precisione si tratta del 30,4 per cento del totale.

Il restante 50 per cento invece è arrivato nel Paese entro i  primi 10 anni di età e il quasi 20 per cento dopo gli 11.  E se ancora non sono disponibili i dati sull’anno scolastico 2016-2017, alcuni trend del 2015 si possono considerare validi anche per i prossimi dodici mesi tra i banchi.

Prima di tutto stupiscono le nazionalità dei “nuovi italiani” che hanno frequentato le scuole fino a giugno e presumibilmente torneranno in aula nelle prossime settimane. Non sono i ragazzi albanesi o i marocchini i più numerosi nati in Italia (rispettivamente 41,7 per cento e 40,8 per cento), ma il dato più alto si registra nella popolazione degli alunni cinesi, con il 59,3% e in quella dei filippini con il 55,4. Le nazionalità che hanno meno componenti nati sul territorio italiano sono invece gli ucraini, neanche 7 su 100, e i moldavi, poco più di 5 su 100. Proprio questi ragazzi sono infatti arrivati tardi in Italia: rispettivamente 36 su 100 e più di 43 su 100 avevano già compiuto gli 11 anni di età.

 

Generazione migratoria degli alunni stranieri per le principali cittadinanze

Per  le seconde generazioni di immigrati non nati sul territorio italiano, l’adattamento allo studio è leggermente più duro che per gli altri. Secondo i dati Istat, mentre il 50 e il 60 per cento di loro riesce ad arrivare in tempo all’appuntamento con la scuola primaria, i problemi iniziano con la secondaria di primo grado. Solo 36 ucraini su 100 si iscrivono alle vecchie “scuole medie” in tempo. E sono la nazionalità più puntuale. Romeni, moldavi e filippini arrivano con un anno di ritardo almeno in un caso su due. Gli altri comunque ritardano in 4 casi su 10. E i peggiori sono i cinesi che riescono ad iscriversi in quasi il 50 per cento dei casi, in ritardo almeno di 2 anni.

 

Alunni stranieri nati all\'estero per regolarità di inserimento a scuola in Italia (%)

E la conoscenza profonda della lingua italiana incide anche sul rendimento. Poco più di 10 italiani su 100 si sono trovati, durante la loro carriera scolastica, a dover ripetere un anno, ma la percentuale sale a più di 20 su 100 per gli alunni stranieri. Con delle differenze però: tra coloro che sono nati in Italia (quindi probabilmente bilingue) 15 su 100 hanno ripetuto un anno, mentre tra i nati oltre confine, il tasso sale a quasi 25 su 100.

La voglia di studiare però sembra contagiare più o meno tutti gli allievi. Quasi il 60 per cento dei ragazzi italiani della scuola media di primo grado, pensa di iscriversi a un liceo (e quindi presumibilmente proseguire verso l’Università), e più del 40 per cento degli alunni stranieri siederà di fianco a loro tra i banchi delle superiori. I più votati al liceo sono i nati in Italia, tra i quali 5 su 10 confermano di volerlo frequentare. Poi la percentuale scende in base al periodo in cui ci si è stabiliti a vivere sul territorio nazionale. I più orientati verso Istituti tecnici e professionali sono invece coloro che hanno vissuto in Italia dopo l’undicesimo anno di età.

E l’integrazione inizia a fare breccia in queste seconde generazioni di immigrati. In media l’80 per cento degli alunni italiani delle scuole secondarie frequenta i propri compagni. E anche se il dato diminuisce un po’ per gli alunni stranieri, comunque più di 7 su 10 vanno a studiare da compagni di classe o escono con loro, segno che le barriere che un tempo forse dividevano le comunità si stanno sbriciolando.

Ma in definitiva quanti di loro vogliono continuare a vivere qui?

Più del 30 per cento di coloro che sono nati in Italia, da grande resterebbe a viverci

Al massimo, quasi 5 su 10 si sposterebbero verso uno stato estero, che però non sia né quello dove sono nati loro, né quello dove sono nati i genitori (se diverso). Da notare che la voglia di uscire dalla nazione è simile anche per i ragazzi italiani, tra i quali più di 4 su 10 se ne andrebbero. Certo sugli studenti stranieri che sono arrivati da bambini o quasi adolescenti, fanno presa i ricordi e le tradizioni assimilate nell’infanzia. Quasi il 40 per cento di chi è arrivato dopo gli 11 anni vorrebbe andare a vivere nel paese natale dei genitori. E quasi 2 su 10 di coloro che sono arrivati prima dei 10 anni, farebbero lo stesso.

 

Alunni stranieri nelle scuole secondarie nati all\'estero per Paese in cui vorrebbero vivere (%)

Alunni stranieri nelle scuole secondarie nati in Italia per Paese in cui vorrebbero vivere (%)

Nell’attesa della maggiore età, a settembre si torna sui banchi. Il 5 iniziano le lezioni per la Provincia autonoma di Bolzano e per le scuole dell’infanzia lombarde.  Lunedì 12 è il turno Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Piemonte, Umbria, Valle d’Aosta , Veneto e la Provincia autonoma di Trento. Il 14 tornano tra i banchi Basilicata, Calabria, Liguria, Sardegna e Sicilia. Il 15 chiudono il ciclo degli inizi Campania, Emilia – Romagna, Lazio, Marche, Puglia e Toscana.

 

Fonte: Istat, Giovani (italiani) crescono: i primi risultati dell’Indagine sull’integrazione delle seconde generazioni