Mentre i potenti della terra si incontrano in Svizzera, siamo andati a guardare quanto gli italiani percepiscono quelle differenze di cui si discute proprio al World Economic Forum

Mentre i capi di Stato e gli studiosi di tutto il mondo si incontrano a Davos in Svizzera per parlare di economia mondiale, la metà più povera della popolazione del pianeta possiede quanto i 9 individui più ricchi della Terra. Come ogni anno Oxfam, la confederazione internazionale di ONG specializzata in aiuto umanitario e progetti di sviluppo, ha pubblicato proprio a ridosso dell’inizio dell’incontro del World Economic Forum nella città elvetica, il proprio rapporto sulle disuguaglianze. Stando allo studio, negli ultimi trenta anni la ricchezza globale è più che raddoppiata e l’1% degli abitanti del pianeta possiede di più del restante 99%. Un divario mai toccato prima nella storia, guidato da Bill Gates, l’uomo più ricco al mondo, con i suoi 75 miliardi di euro.

Ma ce ne rendiamo conto? In Italia sembra proprio di sì. Secondo il rapporto Demopolis pubblicato il 10 novembre del 2016, per più di un italiano su due (61% degli intervistati) in cinque anni le disuguaglianze sono aumentate. Per 8 italiani su 10 il sistema fiscale nazionale non è equo e solo un quarto della popolazione è contento della propria retribuzione, mentre quasi uno su due (42%) fa buon viso a cattivo gioco, cioè non è soddisfatto del proprio salario ma si accontenta.

Ed oltre alla percezione, anche i numeri danno ragione al fatto che le differenze tra ricchi e poveri sono peggiorate dopo la crisi. Basta guardare come cambia il dato in un solo anno. Sempre secondo il lavoro pubblicato da Oxfam, nel 2015 in Italia, l’1% della popolazione deteneva il 23% della ricchezza nazionale, mentre nel 2016 il dato è salito al 25%. Inoltre i primi sette miliardari italiani possiedono quanto il 30% dei più poveri. Oxfam fa anche un’altra elaborazione partendo dalla ricchezza nazionale netta, che nel 2016 è arrivata a 9973 miliardi di euro. Suddivide la popolazione in gruppi e stima che il 20% dei più abbienti possiede il 69% del valore nazionale e, al contrario, il 60% più povero non arriva neanche a possedere il 14% della ricchezza italiana.

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