Ogni anno ci fa risparmiare 20 miliardi di euro. Ecco qual è il valore che il digitale porta nelle tasche delle famiglie italiane. L’ultimo Rapporto Coop stima quello che potremmo chiamare il “consumo gratuito”. Si tratta di una parte della spesa nazionale che un tempo era a pagamento e che ora, grazie a internet, è spesso gratuita o meno costosa. Parliamo per esempio, della possibilità di ascoltare la musica on line, o guardare un film in streaming on demand, o controllare cosa è successo nel mondo aprendo il sito di qualche quotidiano. Ecco, grazie alla rivoluzione digitale, il Rapporto Coop stima che in un anno, ogni italiano riesce a risparmiare 600 euro.
A pagare più di tutti questa gratuità di contenuti sembrano essere i giornali. Il 28 settembre è stata la giornata mondiale dedicata all’accesso all’informazione e italiani.coop ha provato a valutare lo stato di salute dei maggiori quotidiani nazionali. Il risultato è certo: negli ultimi anni c’è stata una fuga dall’informazione a pagamento.
Secondo il Rapporto Coop i giornali italiani dal 2014 al 2016 hanno perso una media di 150 mila copie giornaliere.
Un vero e proprio crollo se si confrontano le vendite dei giornali oggi, con quelle del 2007. Un esempio per tutti: nel dicembre del 2007 il Corriere della Sera e la Repubblica (i due quotidiani più letti all’epoca) in totale vendevano rispettivamente 682 mila e 661 mila copie (Fonte Ads, accertamenti diffusione stampa). Nel luglio 2016 (ultimo dato disponibile), le vendite erano per il giornale milanese 328 mila e per quello romano 282 mila. Circa la metà. E rimangono comunque i due giornali più venduti in Italia.
La fuga c’è stata insomma. Come riporta il Rapporto Coop 2016, gli studi condotti dall’Agcom confermano che gli italiani hanno una bassa disponibilità a pagare per servizi di informazione. E i dati Audiweb confermano che la migrazione è stata sul digitale. I numeri degli utenti unici che visitano i siti dei quotidiani italiani ancora non a pagamento o solo in parte, certificano questa tendenza.
Stando ad Audiweb, domenica 2 ottobre (ultimi dati disponibili), oltre 10 milioni di utenti hanno cercato notizie on line.
In 24 ore, quasi 4 milioni di italiani hanno consultato la Repubblica, più di 3 milioni il Corriere della Sera, oltre 1 milione la Stampa e quasi 2 milioni e mezzo la Gazzetta dello Sport. Certo i giornali hanno tentato, almeno in parte, di tamponare l’emorragia con le loro edizioni digitali.
Arrivate in Italia nel 2013, sono un settore in crescita per tutti. Secondo Ads, il Corriere della Sera è passato dalle circa 40 mila copie del 2013, alle 50 mila del giugno 2016. Il sole 24 Ore ha la best practice del settore, perché in quasi tre anni ha accresciuto di 7 volte i suoi abbonamenti digitali passando dai circa 10 mila a 70 mila (è il quotidiano digitale più diffuso al momento). Solo la Repubblica sembra avere una flessione a luglio 2016 con circa 30 mila, rispetto alle 38 mila del gennaio 2013. Ma il dato non è aggiornato ad agosto e settembre 2016 e va detto che a giugno 2016 le copie digitali erano quasi 50 mila.
Cifre che rimangono comunque briciole rispetto ai milioni di utenti che ogni giorno leggono news nei vari siti. Monetizzare il lavoro di informazione on line, rimane quindi, il vero problema dei giornali di tutto il mondo oggi. Un dilemma che sta spingendo molti siti ad attivare il paywall , cioè forme di abbonamento per accedere anche agli articoli pubblicati nelle versioni .it o a contenuti “speciali”, come video, reportage o editoriali. Insomma, il digitale aiuta gli italiani a risparmiare ma per il momento non aiuta l’informazione a sopravvivere all’innovazione del millennio.
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