Partecipazione e Impegno: gli Italiani protagonisti della Comunità

In una società che spesso promuove l'individualismo, milioni di italiani continuano ad alimentare la vita comunitaria del Paese, in ambito religioso, associativo, politico-sindacale e professionale, contribuendo ad arricchirla di nuove forme e sfumature

Sconvolta dai lockdown e messa in difficoltà dalla crisi economica, la partecipazione degli italiani alla vita collettiva del Paese va ridisegnandosi.  Non solo una ridefinizione dovuta agli eventi di cronaca e alle dinamiche macroeconomiche, ma un rinnovato profilo di impegno ridisegnato anche in base ad un nuovo sentire.

Ad oggi circa 1 cittadino su 3 dichiara di impegnarsi in qualche attività che potremmo far rientrare nell’ampio concetto di partecipazione collettiva (impegno religioso, associazionismo sportivo, culturale, partecipazione politica o sindacale…). Un collettivo di oltre 17 milioni di individui che impiegano il loro tempo libero in vario modo, con una “dedizione” più intensa per gli italiani tra i 65 e i 74 anni, che probabilmente dispongono di una maggiore stabilità economica e di una crescente quantità di tempo libero. Un impegno trasversale al genere (uomini e donne si occupano della collettività del Paese più o meno in egual misura) e trasversale alla collocazione geografica nello stivale, fatta eccezione per i residenti in Trentino-Alto Adige che si distinguono dal resto degli italiani come i più impegnati in tutti o quasi i tipi di associazionismo analizzati.

Certo, come dicevamo, pandemia e difficoltà economiche, se non anche le lunghe crisi finanziarie degli anni ’10 del 2000, hanno fortemente provato la partecipazione alla vita collettiva del Paese, che si è andata assottigliando già ben prima del Covid, in particolare quella religiosa. Una dinamica che però ha permesso all’Italia di rimanere nelle prime posizioni della partecipazione nell’UE a 27, con un quarto posto nell’impegno culturale, quinto nell’ambiente e sesto nel volontariato

Al calo delle dinamiche di partecipazione in presenza, si sono sostituite in parte quelle digitali. Nel decennio che prende le mosse nel 2013 infatti, si nota come la partecipazione online, intesa come esprimere opinioni su tempi politico-sociali, sia giunta al 72% così come sono arrivati al 54% i partecipanti alle consultazioni online sugli stessi temi.

Il futuro si può al momento solo intuire. Nell’imminente, il 17% degli italiani dichiarava ad inizio 2024 di voler fare volontariato per la prima volta nella propria vita nei successivi 12 mesi, mentre il 27% dichiarava di volerlo fare ma che probabilmente non ci sarebbe riuscito. Certo, il nuovo Credo del paese sembra quello ambientale. La tutela del pianeta è infatti in vetta alle motivazioni per le quali gli italiani spenderebbero il proprio tempo e la propria faccia in pubblico. Se poi si guarda all’impegno delle giovani generazioni di oggi e lo si proietta nel futuro, la religione rimane molto arretrata rispetto alle vecchie generazioni, lasciando il posto però più all’associazionismo che non all’impegno politico e sindacale che rimane comunque il più basso nel Paese. 

E ora i guardiamo tutti i numeri nel dettaglio.

La partecipazione collettiva coinvolge più di un terzo degli italiani

La marcata inclinazione a prendere parte alla vita aggregativa della comunità, in tutte le sue molteplici forme e declinazioni, costituisce un elemento fortemente radicato nella cultura e nella società italiana. L’Ufficio Studi Coop stima, infatti, che nel nostro Paese poco più di un terzo della popolazione dai 16 anni in su (34% del totale, 17,3 milioni di persone) è attivamente coinvolto in una o più forme di partecipazione collettiva.

Il grado di coinvolgimento, tuttavia, varia in misura significativa in relazione a diverse variabili, a cominciare dal profilo socio-demografico degli stessi individui. Il riferimento non è tanto al genere (la partecipazione collettiva è al 36% tra le femmine e al 33% tra i maschi) o al luogo di residenza (i dati rilevano l’assenza un “Nord” e un “Sud” geografico), quanto piuttosto all’età: la propensione a partecipare rimane, infatti, pressoché stabile e al di sotto della media tra i 16 e i 34 anni (27%-29%), per poi iniziare a crescere fino ad arrivare a toccare il suo massimo tra i 65-74enni (40%) e scendere tra gli over 74 (36%).

Sfumature generazionali

Le differenze generazionali vanno ben oltre lo scenario complessivo, complice le diverse sensibilità rilevate in relazione ai tre ambiti di partecipazione collettiva oggetto di studio (religiosa, associativa e politico-sindacale-professionale) che, con riferimento alla popolazione over-15 coinvolgono, rispettivamente il 23%, il 13% e il 9% della popolazione italiana over-15.

Un decennio di cambiamenti

Un’ulteriore variabile in relazione alla quale la partecipazione collettiva cambia è il trascorrere del tempo. Nel corso degli ultimi anni si, infatti, assistito ad un forte ridimensionamento della propensione degli italiani a partecipare alla vita religiosa del Paese: Se nel 2013 il 28,3% degli italiani dai 14 anni in su dichiarava, infatti, di recarsi in un luogo di culto almeno una volta a settimana, nel 2022 la stessa percentuale era scesa di ben 11 punti percentuali (23,7%). Contestualmente, anche l’ambiente associativo ha visto ridursi le quote di partecipazione collettiva, ma con alcune differenze piuttosto nette rispetto alla pratica religiosa.

La contrazione della partecipazione associativa è notevolmente inferiore rispetto a quella rilevata nella frequenza di luoghi di culto.

Le principali attività associative analizzate, ad eccezione delle riunioni in Associazioni ecologiche, hanno visto aumentare la quota di partecipazione degli italiani nel biennio 2021-2022

Tra il 2013 e il 2022 la percentuale di italiani che esprimono opinioni su temi sociali e politici attraverso siti web è aumentato di oltre 3 punti percentuali

 

A cambiare negli anni non sono solo forme e modalità di partecipazione collettiva, ma anche le motivazioni. Ad oggi, infatti, secondo la recente indagine condotta dall’Ufficio Studi Coop in collaborazione con Nomisma, la tutela dell’ambiente e la lotta al cambiamento climatico è al primo posto tra le tematiche per le quali gli italiani si esporrebbero in prima persona (33% dei 18-65enni), seguita dalla riduzione delle tasse (31%) e dalla giustizia sociale ed uguaglianza economica (28%). Accanto all’ambiente e all’economica, nella top10 delle motivazioni troviamo diverse tematiche legate al mondo del lavoro (diritti dei lavoratori, rinnovo contratti di lavoro e aumento degli stipendi al 28%, salario minimo al 24%, accesso equo al mondo del lavoro al 23%), mentre solo l’8% degli italiani si esporrebbe in prima persona per la difesa dell’identità religiosa.

In Italia (e in Europa) largo ai giovani

Nel primo paragrafo abbiamo evidenziato come, nel confronto generazionale, i giovani italiani siano i più attivi in quanto a partecipazione associativa. Dai più recenti studi condotti a livello europeo, la stessa propensione risulta complessivamente più alta non solo rispetto a quella delle altre fasce di popolazione italiana ma anche rispetto ai giovani di altri Paesi dell’Unione Europea. Secondo un sondaggio su target di 15-30enni, l’Italia è:

Al 4° posto per partecipazione ad attività di organizzazioni culturali (13,7%). Meglio di noi tra le principali economie europee fa solo la Spagna (14,6%)

Al 5° posto per partecipazione ad attività di organizzazioni impegnate nella tutela dell’ambiente e nella lotta al cambiamento climatico (12,0%);

Al 6° posto per partecipazione ad attività di organizzazioni che coinvolgono volontari (18,6%). Il più alto tra i principali Paesi dell’UE.

Coop rimane tra le più grandi realtà associative italiane

Nell’ambito della partecipazione collettiva, sia essa religiosa, associativa o politico-sindacale-professionale, Organizzazioni ed Enti giocano un ruolo fondamentale in quanto luogo di aggregazione. Nello specifico, un’analisi condotta dall’Ufficio Studi Coop sulle realtà italiane con almeno 100.000 iscritti rileva: un mondo eterogeneo dal punto di vista dell’ambito di attività, tra sport e tempo libero, mondo lavorativo, ambiente, salute e benessere, solidarietà e politica; un ruolo di primo piano di COOP, che con la sua Associazione di consumatori conta circa 6 milioni di iscritti, confermandosi una delle realtà associative più grandi d’Italia.