La fase 2 è iniziata e torniamo a spostarci, almeno per quanto permesso dall’ultimo decreto del presidente del Consiglio dei ministri. Certo la normalità in cui si viveva fino a metà febbraio di questo stesso anno è ancora molto lontana. La domanda che ci siamo posti è quanta sia la strada da percorrere per colmare questa distanza. E per capirlo abbiamo consultato i dati messi a disposizione da Apple e da Google sull’utilizzo di mappe e app di mobilità.
La premessa è che i dati si differenziano per il periodo di tempo che è monitorato e per l’organizzazione del data set finale. Partiamo dai numeri che Apple rende disponibili . Il periodo è il più ampio e completo tra i due dataset e si parte dal 13 gennaio per arrivare fino al 3 maggio. I numeri processati sono quelli che provengono dalle richieste di indicazioni su mappe Apple e sono poi organizzati rispetto al tipo di mobilità quindi a piedi, trasporti o in auto.
Partiamo dallo scenario globale. L’Italia, come potevamo immaginare, paga il prezzo più alto di tutti. Le richieste totali delle informazioni di mobilità raggiungono nel nostro Paese, il 3 maggio, un calo del -71%. Un’ assenza più profonda di quella registrata per esempio nel Regno Unito (-63%) e molto più evidente che in Usa (-32%) o in Germania (-27%). E oltre a questo va notato che il crollo occupa il periodo più lungo di tutti, con la curva che per prima crolla verso il segno negativo e che ancora stenta a risalire.
I dati che Apple permette di analizzare danno alcuni dettagli su questo scenario. In Italia calano più di tutti le richieste dei trasporti pubblici con un -82%, poi gli spostamenti a piedi -75% e in fine quelli in auto -71%. Da notare che nel primo periodo di quarantena, proprio gli spostamenti a piedi sono più richiesti rispetto agli altri probabilmente perché già si sono abbandonati i trasporti pubblici e con lo smartworking o la cassa integrazione si è lasciata a casa anche l’auto e probabilmente ci si è spostati di più intorno casa e quindi a piedi.
Le due città più grandi d’Italia che monitora Apple confermano gli andamenti con una differenza che si può anche intuire: Milano si ferma già dai primi di marzo, mentre Roma attende che il mese scivoli via prima di vedere calare davvero le richieste per la mobilità intorno alla fine di marzo.
I dati messi a disposizione da Google raccontano lo stesso andamento seppur catalogato in modo diverso e cioè analizzando i luoghi che abbiamo smesso di frequentare. E con periodi diversi: si va dal 15 marzo al 26 aprile. E anche in questo quadro comunque l’Italia paga il prezzo più alto degli altri paesi.
I negozi di vendita al dettaglio e i locali per il tempo libero (quelli che Google etichetta sotto recreation) sono quelli che si sono svuotati di più con un calo del -92%. Subito dopo ci sono i parchi, sbarrati dopo una disposizione dello stesso presidente del Consiglio: -85%. Con gli italiani chiusi in casa, senza lavoro o in smart working, si sono svuotate anche le stazioni dei trasporti pubblici: -81%. Mentre farmacie, luoghi di lavoro e ovviamente le case sono quei luoghi che si sono svuotati di meno.
Come noi, hanno svuotato i loro luoghi per esempio gli spagnoli, con un calo del -92% delle presenze nei negozi al dettaglio e di svago. Metà delle presenze nelle farmacie francesi sono state comunque visitate (calano del -58%). I parchi tedeschi invece si sono riempiti, con un lockdown mai scattato veramente nel Paese del nord, hanno visto una crescita dei trend della mobilità destinata verso questi luoghi del +78%.
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