Oggi si celebra l'anniversario della liberazione dell'Italia, così ci siamo chiesti come se la sta cavando la democrazia negli ultimi anni. E studiando l'indice dell'Economist abbiamo scoperto che non va benissimo

Un libertà che arretra per via della pandemia ma non solo. In occasione della Festa della Liberazione abbiamo creato una tavola interattiva sull’indice di democrazia elaborato dalla rivista britannica The Economist e ciò che è emerso è che negli ultimi 13 anni (dal 2006 al 2019) la libertà si è ristretta nei paesi più ricchi (un dato che si ferma allo scorso dicembre e che non tiene conto delle recenti misure prese per contenere la diffusione del Covid19). A livello globale in effetti l’indice cresce, seppur di poco: si va dal 5,54 del 2006 al 5,56 del 2019. Ma è a livello di continenti e nazioni che si registra il calo.

Passi indietro in tutti i continenti. L’Europa paga il prezzo più alto e passa dal 7,16 del 2006 al 6,50 del 2019. L’America non se la cava meglio: dal 7,28 al 6,97. Passi indietro anche per l’Asia dal 5,16 al 4,77 e l’Africa dal 4,18 al 4,05.

La vetta della classifica è sempre tenuta dai paesi scandinavi. In testa nel 2006 c’era la Svezia con un indice di 9,88 e l’anno scorso a guidare era la Norvegia con 9,87 (la Svezia è in terza posizione). Piccoli arretramenti anche per l’Italia che dal 7,73 del 2006 scende al 7,52 del 2019.

Un decennio in cui l’indice di democrazia è calato in molte delle maggiori Potenze. In Germania il passaggio è stato da 8,82 a 8,68. In Spagna da 8,34 a 8,29. In Grecia da 8,13 a 7,43. Negli Stati uniti d’America da 8,22 a 7,96. In Cina da 2,97 a 2,26. E in Russia il crollo peggiore da 5,02 a 3,11.

Uniche eccezioni tra le nazioni occidentali più ricche sono la Gran Bretagna e la Francia. La patria della Regina Elisabetta II nel giro di 13 anni ha visto crescere il proprio indice da 8,08 a 8,52 e quella di Montesquieu è passata da 8,07 nel 2006 a 8,12 nel 2019.