Mancano poco più di due settimane alle elezioni e la campagna elettorale si fa sempre più complessa. Mentre l’esclusione sociale e il rischio povertà fanno riemergere i populismi, trasmissioni televisive, giornali e comizi di piazza chiamano gli italiani a riflessioni di diverso tipo a seconda dell’oratore del momento. Ma quanto ci fidiamo noi in Italia dei nostri media? E la nostra fiducia come è rispetto a quella riposta nelle testate editoriali nel resto del mondo? Per rispondere a questa domanda abbiamo consultato la pubblicazione di gennaio del centro di ricerca statunitense Pew Research Center, “Publics Globally Want Unbiased News Coverage, but Are Divided on Whether Their News Media Deliver”.
Partiamo prima di tutto da cosa ci aspettiamo dai nostri mezzi di informazione. Rispetto alle nazioni del Nord America (Canada e Usa) e rispetto ai nostri vicini europei, gli italiani sono i meno convinti che sia inaccettabile che i giornali favoriscano questo o quel partito. Certo le percentuali di chi crede nella capacità di essere super partes dei media sono comunque alte, 74% in Italia, ma sono più basse del 76% della Francia, del 78% della Gran Bretagna, del 78% Usa e dell’89% della Spagna per esempio.
In generale l’analisi dimostra che tra le popolazioni delle 38 nazioni intervistate, il desiderio è quello di avere dei media equidistanti dalle diverse fazioni. Circa la metà dei cittadini (la media è del 52%) è convinta che i propri giornali stanno lavorando bene e in tutte le percezioni dei cittadini incidono sia la ricchezza della nazione che l’andamento dell’economia. Sarà forse per questo che i greci assegnano la maglia nera del reporting ai loro media: il 57% è convinto che i giornali stiano facendo una cattivo lavoro sulle news in generale. Un abisso di scontenti se li si confronta con il 10% degli olandesi o il 32% degli italiani.
I media italiani sono bocciati per l’equidistanza dai vari partiti. Un cittadino su due è convinto che i giornalisti non riportino bene le differenti posizioni politiche e solo il 38% pensa il contrario. Percentuali simili a quelle dell’America di Trump in cui gli scontenti raggiungono il 52%. Numeri comunque più piccoli di spagnoli e greci in cui il dato sale fino al 66% per i primi e 80% per i secondi.
A fare la differenza sulla soddisfazione però non è solo l’economia ma anche un altro elemento che pesa, per altro, molto di più del genere, dell’istruzione o dell’età: l’appartenenza politica. Stando all’analisi del Pew, in genere chi sostiene il governo è sempre un po’ più soddisfatto del lavoro dei media rispetto a chi sostiene l’opposizione. In Italia per esempio, il dato segnala un gap del 17% tra soddisfatti e insoddisfatti (51% i primi e 34% i secondi). Soltanto Gli Stati Uniti d’America e Israele fanno eccezione perché in queste due nazioni gli schieramenti si capovolgono e i supporter delle minoranze sono più contenti dei “governativi”. Il giudizio sull’operato dei media italiani per altro ha delle criticità anche per altri aspetti che non siano l’equidistanza dai vari partiti. Sull’accuratezza con cui si riportano le news non ce la caviamo bene: il 46% afferma che i media non si comportano assolutamente bene e il 40% giudicano il reporting abbastanza buono. Un dissenso corposo se si calcola quello di altre nazioni come l’Olanda in cui si dicono scontenti 17 cittadini su 100, o la Germania: 23 su 100.
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