I cittadini europei (e soprattutto quelli italiani) sono impegnati da oltre un decennio a fare i conti con una crisi economica globale e i suoi lasciti. Con una ripresa che troppo spesso si è dimostrata essere “iniqua, incostante e difficoltosa” (Rapporto Coop 2018) soprattutto per la classe media, soprattutto in Italia. Contemporaneamente, in tutto il continente i cittadini vivono gli effetti dei grandi accadimenti dello scenario globale, gli impatti sull’ambiente dello sviluppo economico, la eccezionale portata dei flussi migratori, la strisciante deglobalizzazione mondiale e gli effetti sulle economie dei singoli paesi.
Con il recente rinnovo degli organismi europei e il contemporaneo avvicendamento nel governo italiano si pongono le condizioni per una nuova stagione programmatica ed è auspicio di tutti che possa avviarsi un periodo di politiche pubbliche che pongano le basi economiche, sociali e culturali per un futuro più equo e prospero per i cittadini e, soprattutto, per quello delle nuove generazioni. Con un approccio che dovrà essere, probabilmente, meno ideologico che in passato, più solidale all’interno delle società e tra paesi, più orientato al lungo periodo e meno condizionato dalle circostanze politiche di breve. Soprattutto, c’è bisogno di una programmazione che rimetta al centro dell’agenda politica i cittadini, si impegni ad interpretarne i valori e a valorizzarne le aspirazioni, tenti di dare risposta ai loro bisogni, allontani le loro ansie. Con la necessità di comporre istanze spesso differenti in un quadro di intervento il più possibile coeso e coerente.
I risultati di una recentissima indagine di Eurobarometro consentono di approfondire le priorità di intervento percepite dai cittadini europei e di qualificare convergenze e divergenze di opinione nelle diverse aree dell’Unione. In generale, nell’Europa mediterranea le preoccupazioni maggiori riguardano la situazione economica ed in particolare il lavoro (leggasi disoccupazione), nei paesi dell’Europa occidentale, prevalgono al contrario i temi legati alla tutela dell’ambiente (leggasi cambiamento climatico); nel blocco orientale è invece soprattutto l’inflazione e il costo eccessivo della vita a preoccupare i cittadini. Mentre nel Nord Europa prevalgono le tematiche legate alla salute e alla sicurezza sociale.
In tale quadro generale, il dato nazionale rivela (come spesso accade) la coesistenza di sensibilità diverse e affinità differenti con le macro aree europee in ragione delle diverse tematiche proposte. I nostri cittadini attribuiscono la stessa importanza della media dei paesi mediterranei alla situazione economica e al lavoro, mentre si parla di immigrazione sono più “simili” al blocco dei Paesi dell’Ovest e per quanto riguarda l’ambiente a quelli dell’Est. Tuttavia, la distanza non è solo nelle priorità di intervento ma anche nelle strategie considerate più efficaci per affrontare le singole problematiche e perfino nelle responsabilità politico-istituzionali di chi deve farsene prevalentemente carico. Anche da questo punto di vista l’esempio dell’Italia è emblematico: diamo all’immigrazione la stessa importanza che le danno i residenti dell’Europa occidentale ma la pensiamo diversamente circa l’efficacia delle singole strategie, orientate per noi alla “difesa” più che all’ “inclusione”. Lo stesso vale per l’ambiente, dove siamo più simili ai paesi orientali, ma puntiamo tutto sul preservare le risorse naturali e ridurre i consumi energetici piuttosto che su comportamenti come raccolta differenziata o il riciclaggio. In merito alla situazione economica e al lavoro la distanza con gli altri Paesi è tutta nella nostra percezione del futuro, essendo in assoluto i più pessimisti e sfiduciati e tra i meno convinti che la vita per le nuove generazioni sarà migliore rispetto a quella attuale.
Esiste poi un ultimo tassello che non può e non deve essere trascurato dai policy maker: le istanze dei cittadini europei cambiano in misura significativa non solo a livello di area geografica e Stato Membro ma anche tra le diverse Regioni di uno stesso Paese. La mappa europea si ricompone infatti non solo per appartenenze nazionali ma anche per i problemi e le istanze dei singoli territori. Così si scopre che le regioni italiane pur mantenendo dei tratti comuni esprimono opinioni differenziate che le avvicinano spesso molto di più a quelle di territori di altri paesi europei, anche molto distanti, rispetto a quelle delle regioni italiane confinanti.
Brano tratto dal RapportoCoop 2019
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