Un popolo di circa 2 milioni e 300 mila elettori si avvicinerà alle urne per la prima volta il 4 marzo. Sono tutti i giovani italiani compresi tra i 18 e i 22 anni (considerando che i più giovani e i più vecchi dei neovotanti devono aver già compiuto gli anni entro il 4 marzo). Circa il 4.5% degli elettori totali, chiamato ad esprimere la propria preferenza soltanto per la Camera, già che in Italia bisogna aver compiuto il venticinquesimo anno di età per partecipare al voto per il Senato. Lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno, aveva richiamato l’attenzione del circa mezzo milione di ragazzi del ’99, spronandoli a recarsi alle urne. Così, guardando dentro i dati di Istat ci siamo chiesti: ma chi sono questi novizi del voto? (I dati Istat si riferiscono al 2015, l’ultimo anno a disposizione da cui sono stati selezionati i parametri socio-demografici riferiti alla popolazione residente compresa tra i 16 e i 19 anni).
Partiamo dalla possibilità che questi elettori vadano realmente a votare. I dati Istat non danno molte speranze a riguardo. I nati tra il ’96 e il ’99 sono molto sfiduciati nei confronti delle istituzioni (cui non danno quasi mai la sufficienza) e hanno un basso attivismo politico e sociale. Più di 8 su 10 tra loro non danno una mano né in associazioni di volontariato, né in associazioni di altro tipo e il dato sale al 100% per quanto riguarda l’impegno in partiti politici. Proprio se guardiamo alla politica, i giovani italiani si dicono molto scettici e poco interessati. Quasi uno su due non ne parla mai, poco più di uno su 10 se ne informa, più di 8 su 10 non partecipano a cortei o dibattiti e più della metà non dà la fiducia al Parlamento o ai partiti.
Comunque questi ragazzi si dicono soddisfatti delle loro esistenze. Stando a Istat, 9 su 10 assegnano alla loro vita la sufficienza e quasi 2 su 10 scelgono un voto di eccellenza (tra 9 e 10). Sono contenti della famiglia in cui vivono per cui più di 9 su 10 si dicono abbastanza o molto soddisfatti. E lo stesso vale per gli amici e in generale per il tempo libero che ottiene l’approvazione di 8 ragazzi su 10.
Figli di chi è nato in pieno boom economico, i giovani di fine anni ’90 hanno un’alimentazione sana. Pasta e cereali, carne e pesce, molte verdure e una predilezione per il dolce piuttosto che per il salato. Sette su 10 vanno a cena fuori almeno una volta ogni quattro settimane, in generale fanno meno sport dei loro predecessori, anche se ben uno su due è abituato a pesarsi almeno una volta al mese.
La loro attenzione sembra in larga misura filtrata dal web. Più di 8 su 10 usano internet tutti i giorni e quasi 10 su 10 (94%) usano il cellulare nell’arco delle 24 ore. L’immagine domina incontrastata con sette su 10 che guardano la televisione almeno una volta al giorno e neanche 4 su 10 che ascoltano la radio con la stessa frequenza. Quasi uno su due non legge libri extra scolastici e 7 su 10 non sfogliano neanche i quotidiani. Niente teatro (7 su 10 non ci vanno), pochi concerti (a cui non presenziano in 6 su 10) e poche mostre a cui si interessa circa un ragazzo su due. Spopola il cinema che raccoglie almeno una volta al mese la presenza di più di 8 maggiorenni under 22 su 10 e anche la discoteca, che calamita la loro presenza raggiungendo di nuovo 8 giovani su 10.
Forse è l’amicizia l’ambito meno eroso dalla digitalizzazione delle nostre vite, seppur anche qui qualche cambiamento si riscontra rispetto soprattutto a nostri nonni che vivevano giocando con gli amici sotto casa. Un italiano su due nato tra il ’96 e il ’99 vede i suoi amici una volta al giorno e il dato sale a più di 9 su 10 almeno una volta nell’intera settimana. Gli amici sono persone su cui almeno 8 giovani su 10 dicono di poter contare e che si affiancano alla rete di parenti (oltre a quelli stretti), che per più di 6 ragazzi su 10 sono individui cui appoggiarsi in caso di necessità.
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