Preoccupati per il lavoro, crediamo che sia proprio questa la grande sfida dell'Europa nei prossimi anni. Non ci sentiamo molto rappresentati dai nostri politici, ma in compenso non siamo tra i più pessimisti del continente

Quali sono le più grandi sfide che attendono l’Europa? Eurobarometro, tra settembre e ottobre dello scorso anno, lo ha chiesto ai cittadini dell’Unione e la risposta non è stata poi così scontata. Negli anni degli attacchi a Nizza e al Bataclan, gli europei sono in realtà preoccupati dal lavoro. Quasi uno su due (45%) sostiene che la più grande sfida da vincere sia quella della disoccupazione, poi la disuguaglianza sociale e la questione dei migranti (36%) e in fine solo il 31% si preoccupa del terrorismo. Va detto che la rilevazione è stata condotta prima di dicembre e quindi prima degli attacchi a Berlino e a Istanbul. Certo il periodo incide un po’ sulle risposte delle singole nazioni, già che soltanto i Paesi Bassi, in quel momento, sono rientrati tra coloro che maggiormente si preoccupavano degli attentati, mentre nazioni come per esempio la Francia erano più preoccupate dalla disoccupazione o la Germania, che fino ad allora non era mai stata toccata dal terrorismo, mettevano in vetta alle preoccupazioni la disuguaglianza sociale.
 

Quali sono le principali sfide dell\' Unione Europa ? (%, risposta multipla, TOP5 UE)

In effetti il 66% degli intervistati è convinto fermamente che l’Europa sia un paese stabile in un mondo caotico e solo uno su tre è in disaccordo. Da questo punto di vista l’Italia non è poi così convinta come i colleghi europei, siamo infatti in fondo alla classifica e il 60% ci trascina tra i più scettici del continente, trasformandoci  nel quart’ultimo paese dell’Unione.

Non mancano i problemi. Non ci sentiamo molto rappresentati dai nostri politici eletti (il 54% dell’UE 28)  e 6 su 10 sono convinti che l’ascesa dei partiti che protestano contro le vecchie élites politiche sia qualcosa di preoccupante. E l’Italia fa parte di quelle nazioni che si sentono poco rappresentate. Il 58% degli intervistati infatti, pensa che i propri interessi non siano ben rappresentati nel sistema politico della propria nazione.

Una sfiducia anche nei confronti dell’ascensore sociale, che come già scrivevamo nel Rapporto 2015 sembra essersi fermato, e a quanto pare non solo in Italia. Nel continente più di 5 cittadini su dieci sono convinti che nella propria nazione non tutti abbiano la possibilità di avere successo nella vita. Una percentuale che schizza al 61% degli italiani,  più pessimisti di noi in Europa ci sono soltanto bulgari, portoghesi, sloveni, greci e spagnoli.

Non sono anni facili e dopo la lunga scia della crisi iniziamo ad accorgercene fino al punto di ammettere che le nuove generazioni potrebbero non essere fortunate come le precedenti. Nell’autunno del 2015, un europeo su 10 era convinto che la vita dei propri figli sarebbe stata più difficile della propria, dodici mesi dopo, quella cifra è salita al 56%. Ma l’Italia non si lascia contagiare da questa amarezza e appare come una delle nazioni più ottimiste: solo il 51% crede che i giovani di oggi avranno una vita più difficile dei loro predecessori, contro il 56% Ue. E allo stesso tempo il 25% degli intervistati pensa che addirittura i giovani se la caveranno meglio , contro il 20% della media dell’Europa a 28. Evidentemente siamo degli inguaribili ottimisti..