A ridosso della chiusura della conferenza sul clima ci siamo chiesti qual è stata l'attenzione online sull'evento. Goggle Trends e sentiment analysis ci hanno aiutato a capirlo

Cop26 si è conclusa da qualche giorno ma ancora non si capisce bene se sia stato o meno un passo avanti. Nell’attesa del giudizio dei posteri, abbiamo cercato di capire la portata e l’impatto del fenomeno online. Attraverso strumenti di sentiment analysis e i Google Trends abbiamo tracciato una piccola cartina tornasole di come gli italiani e non solo loro, hanno vissuto la conferenza sul clima che si è tenuta a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre, fatto certo l’assunto che il tempo per prevenire il riscaldamento climatico è ormai agli sgoccioli.

 

Partiamo dai Google Trend. Quella italo-inglese è stata la COnferenza delle Parti (da qui il nome COP) più cercata di sempre in Italia. Fatto 100 il valore delle query di Cop 26, le altre conferenze si attestano intorno alla metà delle ricerche se non di meno. Certo l’argomento non è mai stato tra i topic trend dell’intero periodo della prima metà di novembre, ma l’attenzione degli italiani è stata ben più alta che in passato, forse trascinata dal rincaro delle materie prime (e conseguente caro bollette) che in parte viene associato al cambiamento climatico.

 

Google Trends Italia - Query Cop26/25/24/23 - Intensità (100=picco medio di ricerca)

wdt_ID Google Query Indice di Intensità
1 Cop26 100
2 Cop25 21
3 Cop24 19
4 Cop23 6

Le ricerche si concentrano soprattutto là ove sono giunti leader da tutto il mondo quindi le città in cima alle classifiche dei Google Trends sono Glasgow, Edimburgo, Londra poi la vicina Dublino. Ma tra le prime 7 ecco comparire anche Milano, dove a fine settembre, si era tenuta la Pre-Cop26. Stessa dinamica per le nazioni con il Regno Unito in testa, seguita da Irlanda, con la Cina poco sotto e l’Italia tra le prime dieci nazioni in termini di ricerche.

Incerto il sentiment online sulla conferenza sul clima. Su twitter a livello mondiale gli strumenti di analisi (fonte: graphext) restituiscono un impatto tendenzialmente positivo:  26% contro il 21% negativo e il 53% dei commenti social neutrali. In Italia però le cose stanno diversamente. Il rumors social intorno al tema, restituisce un sentiment negativo nel 35% dei commenti in lingua italiana e positivo solo nel 13% (con la maggioranza degli italiani neutrali 51%). Attitudine diversa per i commenti in inglese: 28% positivo vs un 20% negativo. Mentre il resto si divide tra lo scettico e l’indifferente. I commenti in lingua francese e spagnolo sono 20% positivi vs 22% negativi, mentre quelli in tedesco 68% neutrali e comunque un 25% negativi.

 

Web Sentiment Analysis - Argomento Cop26 su Twitter

wdt_ID Lingua Sentiment Negativo Sentiment Neutrale Sentiment Positivo Totale
1 Totale Commenti 21% 53% 26% 100%
2 Inglese 20% 52% 28% 100%
3 Francese 22% 59% 20% 100%
4 Tedesco 25% 68% 7% 100%
5 Spagnolo 22% 59% 20% 100%
6 Italiano 35% 51% 13% 100%
7

Sempre dalla sentiment analysis di twitter emerge che l’emozione dominante nei commenti legati al tema Cop26 è la premura, seguita da curiosità ed eccitazione. Solo con basse percentuali si registrano rabbia, disappunto o disapprovazione.

 

Web Sentiment Analysis - Argomento Cop26 su Twitter - Emozioni suscitate

wdt_ID Emozione Italiano Inglese Francese Tedesco Spagnolo Totale Commenti
1 Premura 58% 42% 78% 71% 78% 48%
2 Curiosità 22% 13% 11% 4% 11% 14%
3 Eccitazione 7% 13% 4% 11% 4% 11%
4 Confusione 4% 5% 1% 6% 1% 4%
5 Disapprovazione 2% 4% 1% 1% 1% 3%
6 Desiderio 0% 4% 0% 0% 0% 3%
7 Realizzazione 0% 3% 0% 0% 0% 3%
8 Disappunto 0% 3% 0% 0% 0% 2%
9 Gratitudine 0% 2% 0% 0% 0% 2%
10 Rabbia 0% 2% 0% 3% 0% 2%
11 Altro 7% 10% 3% 3% 3% 8%

La percezione dei commenti cambia poi rispetto agli argomenti. In Italia attirano la maggior parte di espressioni positive temi come la sostenibilità, la protesta e i giovani. Le più aspre critiche con la frequenza maggiore di commenti negativi sono invece su capitalismo, deforestazione e in Italia sullo evento stesso della Cop26.

Certo è che a prescindere dai risultati di Cop26, il cambiamento climatico e la transizione ecologica mettono sul tavolo una serie di nuove necessità che non sono più procrastinabili e che potrebbero modificare gli equilibri internazionali. Nell’Anteprima digitale del Rapporto Coop 2021 presentata a settembre, avevamo analizzato come l’inflazione aveva inciso sui prezzi delle materie prime, come l’Unione Europea fosse carente di tecnologie per le fonti energetiche alternative (vedi tavola grafica qui sotto) e come tra i nostri esperti, l’80% preveda che la possibile scarsità di risorse futura darà luogo a nuove tensioni geopolitiche (vedi tavola grafica in apertura di articolo).