Sommando i dati di Istat, Censis, Rapporto Coop e Unisalute abbiamo scoperto che gli italiani si curano un po' meno di quanto dovrebbero. Per risparmiare spesso rinunciano a visite e prevenzione. Nonstante questo però, rimangono tra i più longevi al mondo

Sarà che la crisi sembra allontanarsi, seppur di poco. Sarà che dopo anni di privazioni e fatiche ne abbiamo proprio bisogno. Fatto sta che il 41% degli italiani si sente molto soddisfatto della propria vita, alla quale assegna un voto medio di 8 su 10. A certificarlo è il quarto Rapporto sul benessere equo e sostenibile di Istat. Un’analisi che esamina 130 indicatori in 12 settori (come sicurezza, benessere soggettivo, lavoro o qualità dei servizi) e che dimostra che, anche tra i meno ottimisti, comunque il 66% dei residenti in Italia si dice soddisfatto (valore in crescita rispetto al 2013). Stiamo bene e crediamo anche che i nostri valori ci aiuteranno nel futuro, come già avevamo scritto nel Rapporto Coop 2016.

02-06-parole
Eppure quest’anno, per la prima volta, l’aspettativa di vita media è scesa. Nel 2015 siamo passati dagli 82,6 anni agli 82,3. Rimaniamo comunque tra i più longevi al mondo, ma un insieme di fattori come le oscillazioni demografiche o le malattie, hanno comportato un aumento dei decessi nella popolazione più anziana negli ultimi 12 mesi. Potremmo morire prima quindi, anche se in realtà ci sentiamo più in forma. In effetti gli italiani stanno migliorando il proprio stato di salute generale. La mortalità infantile continua a diminuire (30 decessi ogni 10 mila nati vivi nel 2012 e 29,6 nel 2013). Il tasso di mortalità per demenza e malattie del sistema nervoso delle persone anziane, nel 2015, è calato per la prima volta. Si è anche ridotta la quota delle persone in sovrappeso: 44,6% nel 2014 contro il 43,2% nel 2015.

Andamento principali malattie croniche in Italia (elaborazione Censis su dati Istat)


Certo non mancano alcune patologie in crescita (in virtù anche del fatto che la popolazione anziana è sempre più numerosa rispetto a quella giovane). Così se guardiamo le elaborazioni su dati Istat che il Censis ha pubblicato nel suo ultimo rapporto sulla situazione sociale del paese, vediamo che dal 2005 al 2015 sono aumentati i malati di diabete, ipertensione, allergie e disturbi nervosi. E tra i tanti numeri che compaiono, stupisce per esempio che le donne, di solito più longeve dei loro colleghi uomini, in realtà siano meno in buona salute. Secondo il Censis il 66% delle italiane è in buono stato di salute, contro il 73,4% degli uomini.

Italiani in buono stato di salute, 2015 (%)


E di sicuro la prevenzione non è la nostra abitudine più consolidata. Secondo uno studio dell’Osservatorio Sanità Unisalute, nell’ultimo anno, il 31% degli italiani ha ammesso di aver fatto solo le visite indispensabili, rinunciando ad alcuni trattamenti, forse proprio per far quadrare il bilancio familiare. Stando a questo lavoro infatti, il 44% degli intervistati ha ammesso che “avrebbe fatto o sarebbe stato costretto a ricorrere a prestiti di istituti finanziari” per pagarsi per esempio degli interventi, delle terapie, delle visite specialistiche o delle prestazioni dal dentista.

01-03-a-potere-acquisto
Uno dei grandi temi rimane: chi paga le spese mediche? Stando ad Unisalute, il 65% degli intervistati ritiene che le aziende dovrebbero prendersi in carico le cure sanitarie dei propri dipendenti, o addirittura coprire con la propria assicurazione medica anche coniuge e figli. Il punto è che abbiamo bisogno di tagliare le spese mensili. Una necessità che contagia anche la cura della persona. Unisalute certifica che il 57% degli italiani dichiara di chiedere sempre i farmaci sostitutivi quando va in farmacia, perché costano di meno. Eppure, negli ultimi dieci anni, la spesa sanitaria pubblica è cresciuta. Forse il problema è che è aumentata anche quella privata, e tutto questo in famiglie in cui, in linea di massima, i redditi si andavano riducendo a causa della crisi economica.

Spesa sanitaria pubblica e privata 2001-2015 (v.a. mln di euro, elaborazione Censis su dati Istat)


Insomma gli ultimi anni non hanno di certo aiutato gli italiani a prendersi più cura di loro stessi in termini di medicinali o diagnosi. Questo non toglie che comunque la voglia di stare bene è stata in parte riscattata con delle sane abitudini quotidiane. Come abbiamo scritto nel Rapporto Coop 2016, sono 20 milioni gli italiani che dichiarano di praticare almeno uno sport nel tempo libero e sono 16 milioni, coloro che abbiamo definito sedentari in movimento cioè coloro che comunque fanno attività di vario genere durante la giornata come muoversi a piedi, in bici, o che fanno esercizi in casa. Risparmiare sì, ma la salute viene prima di tutto.