Ritorno alla cultura

Teatro, musei e cinema trainano il mercato del tempo libero italiano, restituendo ai cittadini una dimensione più artistica delle loro ore senza lavoro. Circa 130 euro spesi ogni mese dalle famiglie italiane per il free time, senza dimenticare il vecchio e sempre amato calcio, soprattutto se guardato comodamente seduti sul divano

Per interpretare l’umore profondo degli italiani esiste una regola infallibile: guardare come trascorrono il tempo libero, cosa fanno la sera e nel week end in famiglia e con gli amici, lontani dalle incombenze lavorative. Sulla base delle informazioni Istat, gli italiani dedicano circa 5 ore al giorno al tempo libero (più di 6 ore nel caso degli over65): alle attività ricreative una famiglia media destina oltre 1.500 euro l’anno, con un incremento che nel corso degli ultimi dodici mesi è stato prossimo al 3%.

Nonostante le paure e le preoccupazioni, gli italiani hanno ritrovato il gusto di uscire di casa e stare in compagnia: secondo l’ultimo annuario dello spettacolo della Siae, sono cresciuti ingressi e consumi delle principali attrazioni. Più nel dettaglio, particolarmente lusinghiera è stata la performance dei teatri (+4,1% gli ingressi, +13,1% la spesa al botteghino) e per i musei: complice la promozione “Domenica al museo”, che ogni prima domenica del mese permette di visitare gratuitamente i musei e le aree archeologiche statali, il 2016 si è chiuso con un monte record di 44,5 milioni di visite. Anche in questo caso è interessante valutare quanto la tecnologia abbia impattato sul godimento dell’esperienza culturale: la visita diventa l’occasione per condividere la bellezza di opere d’arte e monumenti sui social network. Sono aumentati del 45% i visitatori che pubblicano post online e triplicati i contenuti digitali delle pagine social dei musei, a dimostrazione di come storia e innovazione possano convivere in un binomio vincente.

Bene anche il cinema: gli ingressi degli italiani nelle sale cinematografiche sono aumentati di oltre il 7% nell’ultimo anno. Gli spettacoli più frequentati si registrano nei mesi invernali e nel fine settimana, anche se nel 2017 il mercoledì ha superato il venerdì per numero di biglietti emessi: merito del progetto “Cinema2day”, promosso dal Ministero dei Beni Culturali, che ha fissato una sorta di “prezzo politico”, pari a 2 euro, per le proiezioni del secondo mercoledì del mese. 8 milioni sono stati gli italiani che tra i mesi di Settembre 2016 e Maggio 2017 hanno beneficiato dell’iniziativa.

Di tutt’altro tenore sono le indicazioni che si colgono dal richiamo esercitato dalla musica live: se è ancora presto per valutare l’impatto della fobia attentati sui grandi eventi di massa (il Ministero dell’Interno ha attivato un piano per la sicurezza per i 1.700 concerti e festival in programma nell’estate 2017), tendono a suscitare interesse solo le manifestazioni che vedono esibirsi le grandi rockstar nazionali e internazionali (Coldplay, Justin Bieber e Ariana Grande tra gli artisti più attesi e seguiti). Segnali confortanti sono giunti dal recente concerto modenese di Vasco Rossi, che ha apertamente intestato a “festa contro le paure” la sua performance, e che con 220 mila spettatori ha totalizzato un nuovo record mondiale per presenze paganti.

In grande difficoltà, per contro, risultano le discoteche e le sale da ballo, a partire dai locali della riviera romagnola che nell’immaginario dei turisti stranieri hanno rappresentato da sempre una delle attrazioni del nostro Paese: nell’ultimo anno l’indotto dell’intrattenimento serale ha generato un fatturato di circa 5,3 miliardi di euro, con un contributo delle discoteche pari ad appena un quinto del totale. Le preferenze dei giovani e dei meno giovani, amanti della movida notturna, tendono a spostarsi altrove, nei locali che offrono musica dal vivo insieme ad una buona birra: secondo una ricerca del Fipe (Federazione Italiana Pubblica Esercizi), l’81% degli avventori sceglie dove recarsi in funzione dell’intrattenimento musicale che il locale propone.

Insieme alla musica, l’altro grande amore degli italiani è certamente il pallone: nel campionato 2016-2017, in media, una partita di Serie A, massima espressione del nostro calcio, è stata vista dalla tribuna o dalla gradinata da una media di oltre 22 mila tifosi e 710 mila spettatori in televisione, il 2,7% in più rispetto alla stagione precedente.

In questo contesto, inoltre, resistono le intramontabili passioni degli italiani, seppure oggetto di ripensamento rispetto alle tradizionali forme di godimento. È molto cambiato, ad esempio, il mercato musicale: gli ultimi dati segnalano la crescita dello streaming (+30% nel 2016 secondo una recente indagine a cura di Deloitte), che oggi è arrivato a valere circa un terzo del totale (i soli abbonamenti hanno generato oltre 35 milioni di euro). Come riporta la Fimi (Federazione dell’industria musicale italiana), con oltre 43 milioni di brani disponibili su decine di piattaforme attive 24 ore su 24 e migliaia di playlist condivise ogni giorno dagli utenti, il fenomeno dello streaming musicale è ormai parte delle abitudini consolidate del consumatore italiano. La novità è data dalla crescente disponibilità a mettere mano al portafogli: i dati documentano la diffusione degli abbonamenti, ovvero dei servizi premium che si differenziano dal modello gratuito sostenuto dalla pubblicità: anche se la conversione dalla modalità “free” a quella “pay” resta in Italia al di sotto della media globale, l’attrattività dei modelli di offerta in abbonamento continua la progressione, al punto che dal 2012 ad oggi i ricavi da abbonamento sono cresciuti di 10 volte. Se il CD è ormai diventato un cimelio, l’altra faccia della rivoluzione digitale è quella del ritorno al vinile, soprattutto tra gli appassionati più giovani: la quota di mercato, pari oggi al 6%, è raddoppiata nell’ultimo triennio, totalizzando quasi 10 milioni di ricavi.

In questo contesto favorevole, fa eccezione la lettura: la diffusione dell’informazione via social media sta impattando non solo sulle vendite dei giornali (nei primi quattro mesi del 2017 le copie cartacee dei principali quotidiani hanno ceduto oltre l’8% rispetto all’anno precedente), ma anche sui volumi che transitano per il web: gli utenti che visitano i siti di Repubblica e del Corriere della Sera sono dati rispettivamente in flessione nella prima metà del 2017 del 4,3% e del 2,9%.

Massima tendenza per i libri: nonostante la diffusione degli ebook (un italiano su dieci dichiara di leggere dai dispositivi digitali ed il giro d’affari ha superato i 60 milioni di euro), continua a diminuire il numero di coloro che acquistano con regolarità un romanzo o un saggio (23,3 milioni di persone, -3% rispetto all’anno precedente). Complice un ampliamento dell’offerta, anche grazie alla crescita degli editori indipendenti (il 2016 si è chiuso con oltre 66 mila nuovi titoli e 74 mila nuovi titoli ebook), il giro d’affari è complessivamente aumentato (1,3 miliardi di euro, +2,3% su base tendenziale).

 

 

Brano estratto dal Rapporto Coop 2017